La storia dell'Omeopatia
Ippocrate (460-361 a.C.)
Grande riformatore della Medicina asseriva che i malati potevano essere curati sia con rimedi contrari sia simili alla patologia presentata.
Paracelso (1493-1541)
Raccomandava in alcune patologie l'uso di medicamenti a dosi piccole.
Samuel Hahnemann (1755-1843)
Medico presso l'Università di Lipsia, abbandonò presto la professione in quanto non soddisfatto dalle metodiche terapeutiche del momento (i salassi erano all'ordine del giorno). Conoscendo correttamente le lingue, preferì allora dedicarsi alla traduzione di testi scientifici. Traducendo un articolo sulla chinina tratto dalla Materia Medica dell'inglese Cullen decise di provare gli effetti di quella sostanza su se stesso pur trovandosi in buono stato di salute. Dopo l'assunzione di chinina Hahnemann constatò la comparsa di sintomi tipo "febbre intermittente", gli stessi che la sostanza era in grado di curare.
Hahnemann ritenne allora di aver scoperto una nuova legge terapeutica, intuendo che sostanze assunte alle dosi abituali ponderali provocano specifici disturbi nei soggetti sani mentre a basse dosi erano in grado di guarire (Similia similibus curantur).
Per verificare ulteriormente questa analogia, Hahnemann decise di provare altre sostanze su di sé, sui membri della sua famiglia e sui suoi discepoli; per evitare gli effetti collaterali di sostanze dotate di poteri tossici, ridusse progressivamente la posologia dei medicamenti fino ad arrivare a dosi estremamente basse.
Involontariamente coniò così il "Principio delle diluizioni infinitesimali", osservando che l'azione dei medicamenti aumentava progressivamente con il diminuire della dose se la sostanza, durante i passaggi della diluizione, veniva sottoposta contemporaneamente ad un processo che egli chiamò "Dinamizzazione". Secondo questa tecnica ad ogni diluizione del medicamento la soluzione doveva essere agitata manualmente per caricare "energeticamente" il rimedio, potenziando così la sua azione terapeutica.
Hahnemann pubblicò i risultati dei suoi studi, dapprima nel "Saggio su un nuovo principio per dimostrare il valore curativo delle sostanze medicinali" (1796), successivamente nell'"Organon dell'Arte del guarire" (1810). Nacque così l'omeopatia.
La diffusione dell'Omeopatia in Europa e negli Stati Uniti
Germania
Alla diffusione del suo pensiero, Hahnemann suscitò subito un'opposizione violenta sia sul piano scientifico sia su quello politico. Anche fra i suoi estimatori, immediata fu la tendenza a contaminare la dottrina originaria con dogmi personali, tanto che lo stesso maestro fu portato a reagire con violenza verso quelli che definiva "semiomeopati".
Tra i divulgatori del pensiero omeopatico in Germania ricordiamo Jahr, discepolo di Hahnemann, Von Boenninghausen, amico del Maestro, Griesselich, che cercò di fondere lo spirito omeopatico con le conoscenze di fisiologia, anatomopatologia e chimica.
Nel 1835 Hahnemann partì per la Francia: ciò lasciò campo aperto alla disputa e facilitò l'infiltrazione di correnti di pensiero legate al misticismo di Paracelso specie ad opera di medici tra i quali Rademacher, Grauvogl, Schlegel, sino a Steiner e i suoi discepoli con la dottrina antroposofica.
Stati Uniti
L'introduzione del pensiero omeopatico negli Stati Uniti si deve ad un medico sassone, Costantin Hering, incaricato nel 1820 dal maestro di scrivere un articolo contro "l'eresia omeopatica".
Trasferitosi a Philadelphia, nel 1833, fondò nel 1835 ad Allentown, con il collega Wesselhoft, "The North American Academy for Homeopathic healing" e nel 1848 con Williamson e John Jeanes "The Hahnemann Medical College" di Philadelphia dove insegnò Materia Medica fino al 1869.
Altro illustre rappresentante della classe medica omeopatica americana fu James Tyler Kent, di cui il celebre Repertorio ancora oggi è valido aiuto.
Inghilterra
In Inghilterra l'omeopatia fu introdotta da F.H.F. Quin (1799-1878), medico dapprima della Duchessa di Devonshire poi del Principe Leopoldo di Saxecobourg, futuro Re del Belgio. Quin conobbe Hahnemann a Koeten nel 1826 e ne tradusse le opere. Nel 1849 fondò a Londra un ospedale che nel 1948, grazie a Sir John Weir, medico della Corona, ricevette il titolo di Royal London Homeopathic Hospital.
Grande impulso allo sviluppo dell'omeopatia in Inghilterra fu dato da Paul Curie (1799-1835) nonno di Pierre, il quale dal 1835 fino alla morte esercitò la professione di omeopata a Londra, creando dapprima un dispensario e successivamente l'Ospedale "Hahnemann" e la prima "Società omeopatica Inglese".
Francia
La diffusione dell'omeopatia in Francia ed in Europa continentale, fu condizionata dalle invasioni militari. Un medico militare austriaco, M. Marenzeller (1765-1854), dopo la lettura dell'Organon, si interessò alla nuova metodica e dopo aver conosciuto Hahnemann a Lipsia nel 1820 iniziò l'utilizzo dell'omeopatia a Vienna. Il Dr. Necker medico dell'armata austriaca d'occupazione a Napoli al comando del Barone Koller, tradusse in italiano le opere di Hahnemann ed introdusse alla dottrina omeopatica il Dr. Francesco Romani, medico della Regina Amelia.
Nel 1828 Romani conobbe il Conte Sebastiani De Guidi, esule napoletano divenuto cittadino francese nel 1799, che si trovava a Pozzuoli per permettere alla moglie di curarsi presso le Terme. Su richiesta del De Guidi, Romani curò omeopaticamente la Contessa, guarendola. Lo stesso Conte che nel 1820 a 51 anni aveva ottenuto il dottorato in Medicina si interessò al metodo e, dopo aver approfondito le conoscenze prima a Napoli ed in seguito a Koethen con Hahnemann, fece rientro a Lione nel 1830 dove, primo medico omeopatico francese, esercitò fino alla morte avvenuta nel 1863 all'età di 94 anni. Da allora lo sviluppo dell'omeopatia in Francia è stato tale che il Professor Valette, Rettore della Facoltà di Farmacia di Parigi, membro dell'Accademia Nazionale di Medicina, nel 1965 scrisse nella prefazione dell'edizione del Codex (Farmacopea francese), "La Francia rende ufficiale l'omeopatia introducendola nella sua farmacopea. Il favore persistente in cui sono tenute le dottrine di Hahnemann rende questa iscrizione necessaria. La Commissione permanente ha adottato in rapporto a questi medicamenti, delle regole precise che tendono ad assicurare la costanza delle caratteristiche delle sostanze usate come materia prima".
Italia
Come ricorda il Dr. Alberto Lodispoto nel libro "Storia dell'Omeopatia in Italia", possono distinguersi tre momenti nello sviluppo del pensiero omeopatico in Italia, nell'arco di tempo che va dal 1820 al 1960: infatti, dopo un periodo iniziale di fervore sulla spinta napoletana ed uno di sviluppo, assistiamo ad una fase di declino legata alle scoperte in campo batteriologico di Pasteur e Koch. Seppur mitigato, lo spirito omeopatico italiano non è mai venuto meno e grazie all'azione di grandi intelletti (Cigliano e Dal Verme su tutti) ha potuto far sentire la sua voce ogni qualvolta se ne sia sentita la necessità.
Ciò ha contribuito a far sì che in Italia si curino attualmente con medicine naturali, prima fra tutte l'omeopatia, circa 11 milioni di persone, corrispondenti a circa il 16% della popolazione (Dati Doxapharma 2012). Ad oggi nel nostro paese il medicinale omeopatico è regolamentato dalla medesima norma del farmaco convenzionale (decreto legislativo del 24 aprile 2006 n°219).